lunedì 27 marzo 2017

La vita quotidiana nel Medioevo


Capanna tipica del periodo medievale
Nell'Europa medievale la società era organizzata secondo il sistema "feudale”, basato sulla concessione di terre e castelli in cambio della prestazione di servizi al sovrano. Questo portò per tutto il medioevo a dei vincoli personali tra il signore e il vassallo. Ma come viveva un contadino medievale? Secondo la legge del tempo il contadino non era un uomo libero. Perfino la casa, la terra che coltivava, i vestiti appartenevano al signore del castello che in cambio gli concedeva un piccolo appezzamento di terra da poter coltivare. Quella del contadino era una vita abbastanza dura. Lavorava dall'alba al tramonto e non poteva lasciare il feudo senza autorizzazione. Poteva ottenere la libertà solo acquistando un altro terreno mettendo una buona quantità di denaro da parte oppure poteva contrarre matrimonio con una persona facoltosa. La vita del contadino si svolgeva all'interno dell'azienda del feudatario. Una vasta aria di campagna comprendeva il castello del feudatario, un villaggio e una piccola chiesa per le messe domenicali. Il Signore governava con il pugno di ferro nominando funzionari incaricati di garantire il normale funzionamento della lavorazione agricola. Il castellano disponeva di una corte feudale, con il potere di perseguire chi non rispettava la legge. La chiesa aveva un ruolo centrale nel medioevo, lo spirito religioso era profondamente radicato. Anche i grandi feudatari contribuirono alla fondazione di chiese e monasteri. Per chiedere aiuto ai loro santi prediletti i pellegrini compivano moltissimi pellegrinaggi ai santuari, come ad esempio alla Basilica di San Pietro a Roma ecc. La Vita in quest'epoca non era affatto semplice. I milites (cavalieri) a volte erano semplici mercenari che combattevano per denaro oppure erano al servizio del feudatario e vivevano a sue spese nel castello, prestando servizio militare. Altri avevano avuto in dono un pezzetto di terra in cambio del loro servizi. I cavalieri erano stati privati in tenera età alle sottane delle madri e da quel momento avevano vissuto un'esistenza rude, sempre a contatto con altri uomini. Molti cavalieri amavano frequentare le prostitute di taverna. A volte queste donne seguivano i cavalieri nelle campagne militari stando al loro fianco. Le meretrici non erano prese in considerazione in quest'epoca. Molte venivano ammazzate e violentate senza pietà. Una volta sposata, la donna diventava preziosa e insieme temuta dal marito, vero detentore del potere. La dama temeva il cavaliere in uno stato quasi di sudditanza psicologica. Una volta sposata la fanciulla andava a vivere nel castello del feudatario. La sposa era così la preda ingenua e indifesa che una volta sposata diventava proprietà dello sposo.
Questi cavalieri si costruivano una loro terra e ricevevano un piccolo castello, solitamente di pietra, da poter gestire. I contadini della proprietà agricola erano tenuti a prestare gratuitamente i loro servizi al  castellano, lavorando nei suoi campi. Il signore feudale e la sua famiglia vivevano in un grande maniero in generale costruito in pietra, circondato da possenti torri, ponti levatoi, una chiesa per le funzioni religiose e le scuderie. Per riscaldare le abitazioni  di solito c'era un piccolo focolare senza canna fumaria, lontano dai muri per evitare il rischio di incendi. Di solito, quando il castellano si ritirava per la notte, c'era un servitore che lo aiutava a svestirsi. Dopo averlo aiutato, il servitore doveva chiudere le cortine intorno al letto, fare un profondo inchino al signore e arretrare fino all'uscita della camera da letto. Il castello era prima di tutto la residenza di un signore feudale. Tra i privilegi del rango c'era talvolta il grande lusso di avere una stanza privata che garantiva al castellano una certa intimità con la sposa. I signori disponevano di enormi castelli affidando la cura del maniero ad un balivo di fiducia che in loro assenza curava l'amministrazione del castello e curava la giustizia. I nobili  dovevano esercitarsi continuamente alla guerra e la giostra nacque proprio come pratica all'addestramento bellico, divisa in squadre. I cavalieri sconfitti cedevano al vincitore cavallo e armatura in segno di rispetto. Nel Rinascimento divennero di moda elmi da parata, spesso a forma di animale indossati spesso durante i tornei. Nella casa del feudatario viveva la castellana impegnata nelle cure domestiche e spettava a lei accogliere in modo adeguato gli ospiti. Compito della donna era quello di provvedere alla prole e quindi alla discendenza.

Le Città del medioevo erano cinte da mura di pietra altissime che non avevano solo lo scopo difensivo ma anche quello di ostentare il potere cittadino e comunale. Mercanti e cavalieri erano obbligati ad accedere alla Città attraverso una porta che veniva aperta e chiusa al tramonto. Al calar del sole infatti le campane cittadine suonavano il coprifuoco e tutti gli abitanti dovevano rincasare per via di criminali che giravano per le strade. Poiché le strade delle città erano abbastanza strette e racchiuse da mura fortificate, le case erano addossate una accanto all'altra. Per sfruttare lo spazio, i piani superiori venivano costruiti in aggetto. Molte volte le case su due lati della via arrivavano quasi a toccarsi, rendendo le strade buie e strette. Gli abitanti delle Città e dei villaggi attendevano le festività religiose, come Natale e Pasqua. Si lasciava il lavoro per partecipare alle festività, ai banchetti e alle funzioni religiose. Nei giorni dedicati ai Santi si tenevano grandi fiere, occasioni di incontro e di svago, allietate da musici e cantastorie. Non era raro incontrare, in questi momenti, mendicanti e prostitute in giro per le Città oppure giovani amanti che si incontravano nella cattedrale per un momento di folle passione. Il calendimaggio era la festa più famosa, insieme alla festa della mietitura a Ferragosto.


Alberto Errico

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