domenica 14 gennaio 2018

Assedio al castello



All'alba del XV secolo l'assedio assume un ruolo preponderante nell'ordine delle operazioni militari in Occidente, superando le battaglie in campo aperto. Tutte le miniature medievali che illustrano un assedio, raffigurano un padiglione o una tenda per simbolizzare la presenza di un campo d'assedio. La riunione di un esercito, in occasione di un assedio, poteva prevedere diverse migliaia di uomini. Per mantenere questi uomini in buona salute e al riparo dalle intemperie, occorreva nutrirli e alloggiarli. Per opporsi a tali preparativi, i responsabili di una piazzaforte assediata facevano distruggere tutte le infrastrutture che potevano servire agli assedianti e così i sobborghi erano i primi a essere bruciati. Gli abitanti delle città, spesso spontaneamente o sotto il controllo della guarnigione, distruggevano i ripari, le case e i ponti. Nel campo occorreva fornire allora un sufficiente numero di tende. Alcuni principi si facevano costruire delle case smontabili in legno. Carlo il Temerario ne possedeva due con delle finestre e delle ante; Luigi XI di Francia ne aveva una rivestita di cuoio. Nonostante numerose requisizioni nelle città, le tende sono raramente in numero sufficiente per tutto l'esercito e sono numerosi gli uomini che non beneficiano di questi alloggi. Nella prospettiva di un assedio di lunga durata, tutto diventa buono per costruirsi un riparo. Si prendeva la decisione di abbattere gli alberi o di depredare le case nei dintorni.  Durante un assedio  gli assalitori potevano aprire il fuoco contro il castello. Prima di quel momento il castellano poteva consegnare la fortezza e la popolazione agli assalitori senza disonore e con la garanzia di aver salva la vita. Se il castellano rifiutava di arrendersi, l’attacco cominciava. Il primo ostacolo che l'eventuale assalitore incontrava era il fossato: che fosse riempito d'acqua o secco, il fossato rendeva estremamente difficile portare a ridosso delle mura le macchine d'assedio. Se era secco, poteva anche essere guarnito con pali o altri ostacoli che rallentassero l'avvicinamento del nemico e ne aumentassero la vulnerabilità. I nemici circondavano l’edificio nemico e montavano le macchine da guerra, poi bombardavano il castello con le catapulte, per indebolirne le difese e demoralizzare i soldati. Infine, veniva dato l’assalto vero e proprio, con scale, corde, rampini, torri d’assedio, arieti e ogni altro equipaggiamento descritto sopra. Se i difensori resistevano, gli assedianti potevano scegliere di prendere per fame la fortezza o aspettare il diffondersi di una carestia. Questa era in effetti la tattica più tremenda: innanzitutto gli assedianti bloccavano tutti i rifornimenti al castello. Una delle risorse che per prime veniva fermate era l'acqua. Questa infatti giungeva al castello spesso tramite un fiume sotterraneo sia che fosse naturale o costruito appositamente.                                  
                                                                                                 
                                                                                                             
                                                                                                           Alberto Errico                       
                                                                                  

                                                                                                                            

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